Aria di pareggio, avevo scritto. Ci sono andato vicino. Non basta. L’edizione pomeridiana di Inter-Juventus ha offerto uno spettacolo dignitoso, con un unico episodio sopra le righe: il fallaccio di Cambiasso su Giovinco. Pronte le scuse e bravo Conte ad abbracciare l’argentino.
Lascio ai maniaci la libidine di scannarsi attorno ai contatti Handanovic-Vidal e Chiellini-Cassano. E quanto alle manate vaganti (piede-braccio di Bonucci, braccio di Zanetti), dico solo che ormai l’andazzo è questo: sempre più tollerante, sempre più pallavolistico. Immagino, lassù, i colpi di tosse di Omar Sivori, legato al particolare - un tempo banale, oggi straordinario - che il calcio si gioca con i piedi.
Domanda: in vista dell’ordalia di martedì, vale più il 2-1 esterno della Juventus all’Inter o il 9-2 casalingo del Bayern all’Amburgo? La squadra di Conte ha sofferto, quella di Heynckes ha passeggiato. Scelgo la busta numero uno, e cioè che a un quarto di Champions conviene arrivare concentrati e non sazi. Ribadisco il pronostico: 55% Bayern, 45% Juventus. Non è che con l’Inter i campioni abbiano offerto una prestazione memorabile. Hanno segnato subìto, (Quagliarella, gran gol), devono a Buffon lo scudo del gruzzolo, potevano raddoppiare, hanno incassato il pareggio e rischiato, hanno raddoppiato e sofferto. Non sono marziani, gli juventini. Sono, semplicemente, i più completi e i più forti. Con un gioco che anche l’Europa ha apprezzato.
In caso di bocciatura Champions, Stramaccioni non potrà certo prendersela per il modo in cui ha impostato la doppia sfida con la Juventus, vinta all’andata e persa, di misura, al ritorno. L’Inter vive di fiammate: ho colto progressi in Kovacic, Guarin mi è piaciuto più di Ricky Alvarez, e Palacio più di Cassano. Se, stringi stringi, sono stati gli episodi a indirizzare la trama, e dunque il pareggio sarebbe stato equo, la Juventus ha confermato di aver raggiunto una maturità che le consente di governare le turbolenze che prima o poi i venti le infliggono. Ha già perso quattro volte, ma ha sempre saputo rialzarsi.
Contro il Bayern, occhio alle palle perse. Obiezione: che scoperta. D’accordo, ma il vizio è ricorrente. Con una difesa così alta, basta uno sbadiglio (di Pirlo, spesso) perché l’avversario prenda alle spalle, e in velocità, l’assetto. Kovacic, poi Cassano, poi Palacio: il gol del pareggio. Aperta parentesi: da urlo, il controllo di Palacio. Chiusa parentesi.
A Torino c’era Milito, a San Siro no: e Milito, a Torino, fu decisivo (doppietta). I giocatori non sono tutti uguali, e Branca un giorno dovrà spiegarmi l’operazione Rocchi: non c’era Livaja? Martedì, Bayern-Juventus; mercoledì, Sampdoria-Inter. Il calendario non dà tregua. Conte ha saltato l’ennesimo ostacolo, Stramaccioni arranca a dieci punti dal terzo posto. Avanti di questo passo, è a rischio anche l’Europa League. Gira e rigira, l’obiettivo meno vago potrebbe diventare la Coppa Italia: il 17 aprile, semifinale di ritorno, a San Siro, con la Roma (andata, 1-2); finale, eventuale, con la Lazio. Altro che Mourinho.
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