Il fiorentino Dante Alighieri ha scritto una Commedia, Divina di nome e di fatto, in cui cantava l’Inferno.
Potesse la sua penna ancora ricamare arte, aggiungerebbe un cerchio, in chiave calcistica, al suo inferno: ‘Gli Sciuponi’. ‘Gli Sciuponi’ sono quei giocatori che, dopo un’azione corale da manuale, soli davanti al portiere o a porta spalancata, non trasformano in gol cotanta fatica del collettivo. Per contrappasso questi uomini sarebbero costretti, morte natural durante, a calciare infiniti palloni in una porta completamente rivestita di mattoni.
Lasciamo pure in pace il sommo poeta, ma il parallelismo è più che mai calzante dopo la pesante sconfitta della Fiorentina al Sanchez Pizjuan. Perdere a Siviglia è più che lecito, per carità. Un vero inferno, per rimanere in tema, tra i campo più caldi d’Europa. Il passivo, ecco, quello no. Tre gol di scarto chiudono (quasi) i conti per l’accesso alla finale. Il peccato, e da qui la menzione dantesca, è non avere concretizzato quel, o meglio, quei gol che avrebbero cambiato la partita e le sorti della semifinale. Gomez, Mati Fernandez, Salah con un posto prenotato sul barcone di Caronte. Errori gravi con quel Lucifero di Unai Emeri a fregarsi le mani e a caricare il suo Siviglia per guadagnarsi il replay della finale (e della vittoria) della passata edizione.
Montella e i Della Valle ci credono. Non si può sprecare un cammino così esaltante: dal Tottenham dell’uragano Kane, allo scontro tutto italiano con la Roma, fino alla recente vittoria sulla Dinamo Kiev. Montella, inconsciamente, usa nelle sue dichiarazioni la legge del contrappasso: “Così come loro sono riusciti a fare tre gol in casa, perché non potremmo farli noi?”. “Bravo Vincenzo, meriti un bel 9” - avrebbe detto la sua insegnante di italiano. Nove, come il numero che ha avuto sulla schiena per una vita. Nove, il simbolo di un attaccante da 20 gol a stagione che, quest’anno, gli è mancato.
Doveva essere Rossi, prima dell’ennesimo crac. Tranquilli è arrivato Mario, uno che sa come buttarla dentro. O meglio sapeva. Va bene, puntiamo sui giovani. Bernardeschi, crac. Babacar, dai che ci siamo: che gol a Kiev! Ti prego, ora no, nessun crac. Ok, ‘strap’. Lesione al collaterale e bandiera bianca dell’aeroplanino, vinto dalla sorte.
Stasera a Firenze sarà di scena l’atto finale della sfida con il Siviglia. La margherita di Montella è giunta ai fatidici ultimi due petali: m’ama o non m’ama? Firenze lo ama, l’amarezza di arrivare ad un passo dall’atto finale, leggi Coppa Italia e (forse) Europa League, può incrinare il sentimento. Il sommo poeta avrebbe notevoli spunti per ricavare una Commedia da favola. Nel frattempo ci proverà Montella coi fatti sul campo.
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